La Diagnosi Molecolare- Day-Service Malattie della Tiroide Coordinatore Dr Marino Marinelli Endocrinologo

La Diagnosi Molecolare

 

Lo sviluppo di nuove tecnologie di biologia molecolare ci ha permesso, negli ultimi anni, di effettuare studi più approfonditi sia del Genotipo che del Fenotipo neoplastico consentendoci di identificare nuovi potenziali marcatori tumorali coinvolti nel processo oncogenetico, nell'intendo di migliorare l'accuratezza diagnostica della metodica citoaspirativa.

Tra tutti quelli proposti dalla letteratura internazionale la mutazione del gene BRAF V600E (T1799A), a livello dell'esone 15, è sicuramente quella più studiata.

Negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato l'elevata prevalenza (30-80%) e l'alta specificità (100%) della mutazione del gene BRAF nei carcinomi Papilliferi della Tiroide, ipotizzando un ruolo patogenetico fondamentale per questo tipo di carcinoma.

Inoltre tale mutazione sembrerebbe associata ad un aumento della progressione e dell'aggressività (invasione extratiroidea, metastasi linfonodali, stadio avanzato di malattia), con un alto valore predittivo per ricorrenza del carcinoma papillifero, rilievi peraltro non confermati in alcuni studi.

Tali dati hanno indotto a  proporre la mutazione V600E del gene BRAF come marcatore molecolare nella diagnosi "preoperatoria" del Carcinoma Papillifero della tiroide, complementare alla diagnosi citologica tradizionale e come marcatore prognostico, nella stratificazione del rischio, utile sia nella pianificazione della strategia chirurgica che nel "management" clinico del paziente.

Inoltre, la presenza di mutazione del gene BRAF potrebbe indicare l'efficacia di una eventuale "target therapy",  con inibitori della Tirosina-Kinasi, in quei carcinomi ad andamento aggressivo, non captanti lo iodio radioattivo e pertanto insensibili alla terapia Radiometabolica.   

 

Nella nostra casistica il 70% circa dei carcinomi Papilliferi annida la mutazione del gene BRAF V600E,  ma nella variante follicolare, che è quella maggiormente rappresentata nelle proliferazioni follicolari (TIR.3), tale percentuale scende a circa il 10-15%. In questi casi i marcatori Immunocitochimici, Galectina-3, Citocheratina-19 e HBME-1, hanno una migliore accuratezza diagnostica.

Possiamo, pertanto, affermare che l'analisi molecolare, potendo essere applicata anche nei casi di prelievi scarsamente cellulati (TIR.1) per la sua elevatissima sensibilità, migliora sensibilmente l'accuratezza diagnostica della metodica citoaspirativa tradizionale a tal punto che noi la proponiamo di routine nella caratterizzazione diagnostica dei noduli tiroidei ad eco-pattern sospetto e a citologia incerta.